Il ruolo delle aspettative genitoriali nella crescita del figlio

È naturale per un genitore sviluppare aspettative e avere una rappresentazione interna del figlio, è un processo che ha inizio prima ancora della nascita mediante un processo di proiezione di aspettative, bisogni, desideri di cui il figlio è ricettacolo. Avere uno spazio mentale per il figlio è fondamentale, rappresenta un processo normale messo in atto dalla psiche nell’assunzione del ruolo genitoriale.Tuttavia è altrettanto fondamentale che le aspettative, spesso idealizzate, del genitore siamo sufficientemente flessibili da accogliere il figlio “reale” che inevitabilmente non potrà coincidere con tali aspettative. S’ instaura così un processo di co-costruzione che oscilla tra rappresentazioni interne e dati di realtà che comprendono le caratteristiche fisiche, temperamentali, le inclinazione nonché le aspirazioni del figlio, il tutto in relazione con quelle dei genitori.

Può accadere che le rappresentazioni interne dei genitori non siano sufficientemente flessibili e poiché rigide possono essere fonte di conflitto, sia intrapsichico che interpersonale, per il genitore e tra quest’ultimo ed il figlio.

Può accadere anche che un figlio mostri, fin da subito, caratteristiche temperamentali fino a veri e propri disturbi di ordine psicopatologico che possono mettere a dura prova l’amore genitoriale suscitando profondi sentimenti di inadeguatezza, rabbia e colpa. Durante la fase adolescenziale è fisiologico un processo di sfida messo in atto dal figlio nei confronti dei valori, delle aspettative e delle caratteristiche genitoriali; in questo caso è importante che il genitore colga la sfida come processo di costruzione dell’identita Del figlio. Quest’ultima necessita di un percorso inevitabilmente dialettico e conflittuale che, laddove non sfoci in un vero e proprio disagio adolescenziale, rappresenta una fase fisiologica e sana del sviluppo individuale.

Un genitore che si senta particolarmente in difficoltà nella relazione con un figlio può sempre richiedere un supporto di mediazione familiare con uno psicologo presso i consultori o privatamente. È senz’altro il luogo elettivo dove riadattare le proprie aspettative genitoriali ad figlio reale trovando nuovi compromessi e modalità di relazione sufficientemente buone.

Il sufficientemente buono non è un termine a caso, mi riferisco al concetto di “madre sufficientemente buona” oggi anche genitore sufficientemente buono, che Winnicott proponeva ai genitori in terapia per incoraggiarli sul fatto che un genitore non deve essere perfetto ma che inevitabili fallimenti empatici nei confronti dei figli rappresentano piccole frustrazioni fisiologiche nonché necessarie per la loro maturazione psichica, per adattarsi adeguarsi ad un mondo che lo pone di fronte alla complessità e che non risponde in modo infallibile si suoi bisogni.

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